Guido e Margherita Tedaldi. Lettere tra un volontario della guerra di Spagna rifugiatosi in Unione Sovietica e la moglie operaia a Tenero (1937-1947)

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La collana online della Fondazione Pellegrini Canevascini si arricchisce di un nuovo titolo, Guido e Margherita Tedaldi. Lettere tra un volontario della guerra di Spagna rifugiatosi in Unione Sovietica e la moglie operaia a Tenero (1937-1947) di Renato Simoni, disponibile da metà gennaio 2023 anche in formato cartaceo.

 

Per illustrarne l’interesse sintetizziamo i tratti biografici dei protagonisti di questa avvincente storia.

Guido Tedaldi, figlio del cremonese Florindo Tedaldi e di Fortunata Rossi, nasce a Tenero nel 1909 e frequenta le scuole in Ticino. Egli entra precocemente nel mondo del lavoro come scalpellino, seguendo le orme del padre che possiede una sósta per lavorazione della pietra.

Nella seconda metà degli anni Venti è membro del gruppo socialista locarnese “Guerra alla guerra” e a 19 anni passa alla gioventù comunista.

All’inizio degli anni Trenta deve emigrare nella Svizzera tedesca: a Basilea ritrova l’onsernonese Margherita Tedaldi conosciuta sui banchi di scuola. Dal loro matrimonio nascono Fede (1932), Noemi (1933) e Luce (1935).

Nel 1936 è arrestato a Cevio con altri tre compagni per propaganda sovversiva: Tedaldi finisce in carcere durante tre settimane ed è espulso dalla Svizzera. Grazie ad un ricorso il provvedimento è temporaneamente sospeso.

L’anno successivo parte per Spagna in guerra, dove già si trova il cognato Vittore Mordasini, ed è inquadrato nella XII Brigata Garibaldi. Combatte sui fronti di Aragona  e sull’Ebro, dove è gravemente ferito e subisce l’amputazione della gamba sinistra.

Nel febbraio del 1939 è internato nei campi di rifugiati in Francia e in agosto è trasferito per le cure in Unione Sovietica. Nel frattempo concorda con la moglie un’istanza di separazione per evitare che in seguito al decreto di espulsione, reso effettivo nel luglio del 1939, rimanga colpito anche il resto della sua famiglia.

Nel 1947 riesce ad ottenere il rimpatrio dall’Unione Sovietica ed approda a Luino, ma solo l’anno successivo può rientrare in Ticino: nel 1948 è autorizzato a lavorare nell’azienda paterna, in attesa di un permesso di dimora, e a riunirsi poi con i congiunti.

Si stabilirà a Solduno e militerà nel Partito del Lavoro. Il 15 dicembre 1949 nasce l’ultima figlia Silvana. Guido Tedaldi morirà nel 1990 a Locarno, Margherita nel 2001 a Intragna.

Questa vicenda famigliare si inserisce nel contesto dell’attiva solidarietà antifascista che coinvolse dai 35’000 ai 40’000 combattenti, inquadrati perlopiù nelle Brigate internazionali durante la guerra civile spagnola (1936-1939): dalla Svizzera partirono circa 800 volontari, un’ottantina dal Ticino. Molti tornarono gravemente feriti, altri persero la vita sui campi di battaglia.

Durante la loro assenza essi intrattennero una vasta corrispondenza con amici e famigliari, studiata in Ticino da Virgilio Gilardoni negli anni Settanta.

Fu pure il caso del nostro protagonista, di cui ci è oggi possibile presentare l’epistolario di un centinaio di lettere e numerosi altri documenti. La sua eccezionalità consiste, per una volta, nello spazio reso anche al resto della famiglia, spesso in ombra nelle raccolte biografiche dei combattenti.

In primo luogo alla moglie Margherita, che dovette crescere tra mille difficoltà le tre figlie e lavorare come operaia in cartiera per sbarcare il lunario. Le lettere di  Ghita permettono di ergerla, sin dal sottotitolo del volume, a coprotagonista di questa vicenda.

Alla sua testimonianza si affiancano quelle di Fede, Noemi e Luce, scritte man mano che crescevano durante la decennale assenza del padre, dando all’epistolario una profonda dimensione affettiva ed espressiva.

Ad esse fanno da sottofondo, in una sorta di coro polifonico, non solo le voci di parenti e conoscenti solidali con la famiglia, ma anche quelle di coloro che osteggiarono le scelte dei volontari in Spagna alle prese con il primo atto di una lunga guerra contro il nazifascismo in Europa.

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