Confluences Méditerranée
http://iremmo.org/confluences-mediterranee/
Proposta di numero tematico:
“Situazioni del lavoro e mobilitazioni operaie nel Mediterraneo”
Coord. Amin Allal, Elisabeth Longuenesse, Michele Scala
Synopsis
I processi rivoluzionari arabi del 2011 hanno brevemente riportato all’ordine del giorno la “questione sociale” e, con essa, la questione della precarizzazione del lavoro. Questa (ri)scoperta dei “mondi arabi-di-nuovo-in-movimento” ha dato l’impressione, ad alcuni, che tutto sarebbe nato dalle mobilitazioni dell’inverno 2010-2011. Ciononostante, gli osservatori attenti ricorderanno che gli anni 2000 sono stati anni di importanti mobilitazioni operaie in Tunisia, Marocco ed Egitto (1). Circa il Libano e la Giordania, benché molto meno toccati dai sollevamenti popolari nella regione, essi sono stati il teatro di importanti mobilitazioni in diversi settori di attività (2). Ad eccezione della Tunisia (3), l’assenza delle grandi confederazioni sindacali ha costituito il denominatore comune di queste mobilitazioni. A ben guardare, i processi di indebolimento delle strutture sindacali possono essere riscontrati a nord e ad est del Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia, passando dalla Grecia (4) e dall’Italia (5). Parimenti, il rinnovarsi delle forme di protesta, più o meno direttamente legate al lavoro, costituisce ormai una realtà trans-mediterranea.
Dappertutto questi ultimi decenni hanno visto una destrutturazione dei rapporti salariali che avevano dominato lungo il ventesimo secolo, così come un indebolimento delle protezioni sociali e giuridiche che vi sono associate. Da un lato, la parte commerciale della grande industria si è ridotta in favore del settore dei servizi, dall’altro, l’individualizzazione delle mansioni e il ricorso abbondante all’esternalizzazione, in tutte le sue forme, ivi compresa la personalizzazione estrema dei rapporti di lavoro, hanno permesso di aggirare gli obblighi associati alla norma salariale (6). La finanziarizzazione dell’economia mondiale ha così prodotto un doppio movimento di mercificazione accelerata dei rapporti umani, e di pressione intensa su una forza lavoro relegata in maniera crescente a delle funzioni di servizio (trasporto e distribuzione di beni di consumazione, attività intellettuali e culturali, volontariato sociale e caritativo, servizi di ogni sorta) e a delle mansioni sempre più frammentate (7). Perciò, le cosiddette forme “atipiche” di lavoro non sembrano più poter essere comprese nei termini di effetti perversi e derogatori dello sviluppo capitalista. Al “Sud” come al “Nord”, il soggetto salariale lascia progressivamente posto al suo anatema contemporaneo: l’homo instabilis (8). Così, le situazioni del lavoro e le conflittualità, aperte o più discrete, che si osservano qui e là nel bacino mediterraneo permettono di interrogare, localmente, delle mutazioni globali del lavoro nella contemporaneità (9).
erto, queste evoluzioni prendono delle forme diverse, più o meno brutali, a seconda dei contesti. L’importanza del lavoro migrante (particolarmente in agricoltura e nell’edilizia), del lavoro delle donne e dei minori (10), l’assenza di regolamentazioni, il peso delle relazioni di clientela, sono più frequenti al sud (11). Ma se ci si limita al perimetro mediterraneo, è subito possibile percepire come tali dinamiche attraversino i paesi e i settori di attività. Tutto avviene come se la marginalizzazione dell’agricoltura e dei piccoli proprietari si sia accompagnata ad una frammentazione e precarizzazione del lavoro nei settori reputati più moderni di produzione di beni e di servizi.
A queste mutazioni del lavoro corrisponde una trasformazione delle forme di resistenza e di contestazione, ormai rivolte non soltanto verso le condizioni del lavoro, ma anche contro diverse modalità indirette di subordinazione alle logiche speculative e finanziarie (come nel caso delle mobilitazioni sorte attorno alla questione degli alloggi in Spagna (12) ). Anche se in taluni casi i sindacati continuano a svolgere un ruolo d’inquadramento delle mobilitazioni, come ad esempio nella funzione pubblica o in qualche grande impresa, è possibile rintracciare dei movimenti più occasionali o settoriali, talvolta violenti o disperati, ma anche delle nuove forme di cooperazione o di solidarietà per organizzarsi o affrontare delle situazioni di crisi (13).
Il presente numero di Confluences Méditerranée sarà consacrato a questi temi, troppo raramente affrontati dalla letteratura scientifica così come dalle pubblicazioni generaliste, del lavoro e delle mobilitazioni operaie nei paesi del perimetro mediterraneo.
Concentrandosi sul bacino mediterraneo, questo numero intende riflettere ad un tempo sulle trasformazioni del lavoro e sulle resistenze che non mancano di accompagnare tali mutazioni. Organizzato attorno a questi due assi trasversali, esso ambisce a far emergere i rapporti organici che legano situazioni del lavoro e (in)subordinazioni operaie. L’obiettivo è quello di comprendere le articolazioni fra relazioni di dipendenza, di subordinazione e di loyalty, e forme di resistenza e di rivendicazione, che queste siano aperte o più discrete, durature o transitorie, improntate al cambiamento radicale o alla rinegoziazione dei ruoli di potere. I contributi potranno sia privilegiare l’una delle due dimensioni discusse (situazioni del lavoro o mobilitazioni), sia, al contrario, a partire da un caso specifico, metterne in evidenza le articolazioni.
Saranno considerati degli studi di caso situati e concreti che, evitando degli sviluppi teorici troppo lunghi, sappiano sviluppare una problematica solida e fondarsi su riferimenti teorici chiaramente identificati.
Sono attesi dei contributi sui paesi del sud così come del nord del Mediterraneo, da parte di ricercatori, ma anche di attori, sindacalisti o del mondo associativo, implicati nei movimenti sociali. Il confronto delle situazioni nazionali, dall’Italia alla Tunisia, dall’Egitto alla Grecia, passando per la Turchia e gli altri paesi dell’est e dell’ovest del Mediterraneo, dovrebbe permettere di mettere in luce tanto le dinamiche profonde legate all’evoluzione delle forme di sussunzione del lavoro al capitale – al nord come al sud –, quanto l’originalità delle forme di resistenza qui e là.
Calendario
Proposte d’articolo in francese, inglese, italiano o arabo da inviare entro il 31 gennaio 2019 a elonguenesse@yahoo.fr, amin.allal@gmail.com, scala.miche@gmail.com. Prima versione attesa per fine giugno, e versione definitiva (a seguito di valutazione e domanda di revisione o di complemento), con un abstract in inglese e in francese da 8 a 10 linee, per inizio settembre.
Norme di presentazione
L’articolo dovrà essere compreso fra i 25 e i 30.000 caratteri (4-5.000 parole circa). Le norme di redazione e presentazione possono essere consultate qui: http://iremmo.org/wp-content/uploads/2018/09/INSTRUCTIONS-AUX-AUTEURS-P….
1 Allal A. (2010), « Réformes néolibérales, clientélisme et protestation en situation autoritaire. Les mouvements contestataires dans la région de Ghafsa en Tunisie (2008) », Politique africaine, n° 117, pp. 107-126. Catusse M., Vairel F. (2010), « Question sociale et développement : les territoires de l'action publique et de la contestation au Maroc », Vol. 4, n. 120, p. 5-23. Beinin J., Duboc M. (2014), « The Egyptian workers movement before and after the 2011 popular uprising », Socialist register, Merlin Press, Londra.
2 Bou Khater Léa (2015), « Public Sector Mobilization in Lebanon: Structures and Strategies of Success », The Legal Agenda, Beirut. On line: http://legal-agenda.com/en/article.php?id=3075. Fioroni C. (2015), « From the Everyday to Contentious Collective Actions: The Protests of the Employees of the Jordan Phosphate Mines Company in 2011 », Workers of the World. International Journal on Strikes and Social Conflict, Vol. 7, n. 1.
3 Omri M.-S. (2015), No ordinary union, UGTT and the Tunisian path to revolution, Workers of the World. International Journal on Strikes and Social Conflict, vol. 7, n.1. Yousfi H. (2015), L'UGTT, une passion Tunisienne : enquête sur les syndicalistes en révolution, 2011-2014, Paris, Karthala.
4 Dubo Kretsos L., Vogiatzoglou M. (2015), « Lost in the Ocean of Deregulation? : The Greek Labour Movement in a Time of Crisis », Relations Industrielles/Industrial Relations, Vol. 70, n. 2, p. 218-239.
5 Perrotta D., Sacchetto D. (2014), «Migrant Farmworkers in Southern Italy: Ghettoes, Caporalato and Collective Action », Workers of the World. International Journal on Strikes and Social Conflicts, Vol. I, n. 5.
6 Tinel B. et al. (2007), « La sous-traitance comme moyen de subordination réelle de la force de travail », Actuel Marx, Vol. 1, n° 41.
7 Abdelnour S. (2017), Moi, petite entreprise, PUF, Paris. Jan A. (2018), « Livrer en vélo… en attendant mieux », La nouvelle revue du travail, n. 13.
8 Toscano M. A. (dir.) (2007), Homo instabilis. Sociologia della precarietà, Jaca Book, Pisa.
9 Scala M. (2018), « Aux marges du salariat ? Travailler et contester en situation de dépendance : du travail migrant à la grande distribution (Liban) », Note conceptuelle de présentation du séminaire de l’Ifpo, 2017-18 (http://www.ifporient.org/aux-marges-du-salariat/).
10 Agosta S., Scala M. (2018), « Migrazione forzata, servitù per debito, lavoro minorile : fragole libanesi, famiglie siriane », Lavoro libero e non libero, Seminario annuale della società italiana di storia del lavoro, Torino, 20-22 Septembre.
11 Scala M., (2015), « Clientélisme et contestation : l’exemple de la mobilisation des travailleurs de Spinneys au Liban », Confluences Méditerranée, n. 92.
12 Ravelli, Q. (2018), La grève de la dette comme nouvelle forme de contrôle populaire, Contribution au colloque Citoyennetés industrielles, Tunis.
13 Peyman E. (2015), Against all odds, labor activism in the Middle East and North Africa, Workers of the World. International Journal on Strikes and Social Conflicts, vol. 7/1. Quijoux M. (2017), « Les conflits du travail dans le monde aujourd’hui », Critique internationale, Vol. 1, n° 74.